Il perdurare della pandemia ha reso necessario l'adattamento delle normative e linee guida per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro e - al tempo stesso - fare in modo di convivere con il virus.
Nuova normalità, nuove regole.
La situazione pare essere sotto controllo, abbastanza da non richiedere modifiche a quanto stabilito a settembre.
Ma considerando che - con la stagione invernale si va incontro presumibilmente a un’impennata della curva dei contagi - è bene sapere come comportarsi sul luogo di lavoro, se l’esito del tampone risultasse positivo.
ANDARE A LAVORO SE SI È POSITIVI?
Con il decadere del divieto di mobilità, la risposta è sì, si può.
Il lavoratore asintomatico (o paucisintomatico, cioè che presenta sintomi lievi, che non gli impediscono di svolgere le proprie mansioni) può recarsi sul posto di lavoro, anche qualora dovesse risultare positivo al tampone.
Altra opzione potrebbe essere - previo accordo tra lavoratore e datore - il lavoro in modalità smart.
Ovviamente continuano a vigere le regole dettate dal buon senso per la tutela dei più fragili, dunque è sempre auspicabile indossare una mascherina FFP2, igienizzare le mani ed evitare il contatto con soggetti fragili.
PER ASSENTARSI è NECESSARIO IL CERTIFICATO MEDICO?
La risposta è ancora sì: la mera positività al tampone, da sola, non basta più come giustificazione in caso di assenzaèsarà per questo obbligatorio presentare un certificato medico che dimostri l’impossibilità di recarsi al lavoro.
In tal caso il lavoratore avrà diritto all’indennità di malattia.
Insomma, in caso di covid è possibile (non obbligatorio) astenersi dall’andare a lavoro, previa presentazione del certificato medico, in caso di sintomi che impediscano lo svolgimento della propria attività.
Se invece il lavoratore positivo non presenti sintomi e sia in grado di lavorare può farlo (sempre preservando la salute di chi lo circonda).
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