Con l'aumento delle temperature globali, il caldo eccessivo non smette di destare preoccupazioni.
L’ondata che attanaglia l’Italia negli ultimi giorni non tende a scemare, anzi. Ciò ha significative ripercussioni sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, specie se impiegati in mansioni particolarmente faticose o in settori esposti a condizioni ambientali estreme (il cui svolgimento allo stato attuale risulta impossibile).
LA SOLUZIONE
Cassa Integrazione ordinaria per il troppo caldo?
Sì, se le temperature dovessero superare i 35 gradi: è quello che ha previsto l’INPS, se il lavoro è svolto in luoghi che non sono protetti dal sole (insomma lavori all’aperto) o che prevedano lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il calore eccessivo.
La cassa integrazione dunque scatta nel caso il responsabile della sicurezza ritiene che vi sia pericolo per l’incolumità dei lavoratori, maggiormente vulnerabili a malori e infortuni.
È da specificare che la misura può scattare anche qualora le temperature dovessero essere effettivamente inferiori ai 35 gradi, poiché ai fini della valutazione deve tenersi conto anche delle temperature percepite.
COME FARE?
È il datore di lavoro o l’azienda a dover presentare la domanda, indicando quali sono i giorni di sospensione/riduzione dell'attività lavorativa (non è invece tenuto ad attestare l'entità della temperatura o produrre i bollettini meteo).
QUALI SONO LE CATEGORIE PiÙ A RISCHIO?
Determinate categorie di lavoratori sono maggiormente esposte a rischio rispetto ad altre, in caso di temperature troppo elevate: basti pensare a coloro che lavorano nell’edilizia stradale o civile, nel settore agricolo, quello balneare/marittimo.
Altre variabili da considerare sono-come detto sopra- l’intensità dello sforzo fisico cui si è sottoposti e gli orari di lavoro, se questi rientrano nelle ore più calde della giornata.
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